martedì 29 novembre 2011

I sogni in una tasca


Erano stati mesi faticosi ed ora era arrivato il tempo dell'attesa. Le fatiche non erano finite e i preparativi fervevavo ancora in su forradroxiu (nucleo abitativo rurale che sorgeva vicino a terre fertili e sorgenti d'acqua; dal verbo furriau - furriau a domu, ritornare, rientrare a casa dopo il lavoro nei campi e la cura delle greggi e delle mandrie), ma era un momento speciale per tutti, di grande allegria.
In quell'anno, il 1813  l'inverno era stato rigido, mettendo a dura prova la piccola comunità. Era caduta così tanta neve da non riuscire ad uscire di casa per giorni. Fortunatamente però, il raccolto era stato generoso ed ora Luisa aspettava i festeggiamenti per il raccolto e per sa coia (il matrimonio) di tzia Francesca, una zia materna. La settimana successiva era da dedicare alla preparazione dei dolci e del pane. I pochi ingredienti a disposizione erano già stati messi da parte: farina, uova, miele, sapa d'uva e di fichi d'india, formaggio, ricotta, mandorle, noci, uva passa. Tutte le donne sarebbero state impegnate nella preparazione di dolci deliziosi della tradizione rurale sarda: is pardulas (formagelle), is caschettas, is papassinas (dolci d'uva passa), is pistoncus grussus (biscotti grossi).
La semola del miglior grano duro era stata già macinata con la macina azionata dall'asino e finemente setacciata, per un'intera notte. Le donne della famiglia avrebbero contribuito alla preparazione de su pan'e sposoriu (il pane nuziale) e sulla tavola imbandita coperta da una bella tovaglia di lino candida ci sarebbero stati is cocois pintaus e is murtuareddas.




Ma quella mattina  Luisa, le lunghe trecce  incrociate sulla testa, mentre aspettava la mamma, affondava la mano nella tasca del suo grembiule continuando ad accertarsi che ciò che toccava fosse vero. La mamma, la sua instancabile mamma aveva trovato il tempo e il materiale per cucirle una bambolina meravigliosa.
Mentre l'accarezzava nella tasca, senza osare tirarla fuori, ripercorreva la bellezza dell'abito:
sa camisa de linu (sottoveste di lino con maniche lunghe e polsini "pongitus" bordati con pizzi),







su manteu (la gonna) e sopra il grembiule




sa scofia (cuffia di raso rosso dai lunghi nastri),




 su mucaroi mannu (il fazzoletto grande),



sa perr'e sera (il fazzoletto di seta) incrociato sul petto e fermato da una spilla.




I suoi sogni, quelli di bambina, erano tutti nella tasca del grembiule, tenuti dentro la sua piccola ruvida manina. 
Cenni storici da "Santadi, Nuxis, Villaperuccio" di Maria Paola Pinna



Durante la guerra d'indipendenza americana le bambole più comuni erano le Church Dolls (bambole da chiesa) e le Stump Dolls bambole "ceppo" o tronchetto.
Le bambole ceppo erano senza gambe e cucite con materiali semplici. Avevano il vantaggio di non fare rumore in caso di caduta sul pavimento di legno della chiesa e di stare in una tasca del grembiule.




Le bambole di chiesa erano bambole fatte con un fazzoletto annodato e imbottito con del cotone.  Le mamme le davano ai propri figli durante la funzione religiosa per tranquillizzarli. In rete ho trovato questo tutorial che vi da un'idea di come erano e di come si facevano. Io ho un vago ricordo che mi è tornato alla mente come un flash: mia mamma seduta su un gradino insieme a me e ad alcune bambine vicine di casa mentre realizza queste bamboline con un fazzoletto.







Io ho potuto realizzare le bamboline ceppo con il tutorial gentilmente e generosamente messo a disposizione da Nadia in questo post. Ma vi invito a leggere anche quest'altro post in cui con poesia racconta la storia di queste bamboline di pezza.

5 commenti:

  1. Ciao Daniela, che carina la tua rivisitazione delle piccole bamboline!
    E quante ne hai fatte!!!
    Brava!
    Un abbraccio
    Nadia

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  2. Bellissimo racconto e bellissime bambole!
    Gio'

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  3. ciao daniela,
    molto interessante questo tuo post, complimenti per le bambole.
    Grazie per il commento
    un saluto
    silvana

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  4. sono veramente molto carine le tue bambole :-) passa a trovarmi sul mio blog mi farebbe piacere.... http://danielainrosa.wordpress.com

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